Cinema e Lavoro: prosegue il nostro cineforum virtuale. Dal processo Eternit al precariato

Affrontare i grandi temi del lavoro, del sindacato, della partecipazione e della rappresentanza ricorrendo al linguaggio universale del cinema. Con Cinema & Lavoro vogliamo proporre non solo titoli da guardare e gustare, da soli o in compagnia, ma anche offrire spunti di riflessione rinunciando agli schemi della formazione accademica.

In questi giorni i telegiornali e i quotidiani hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica il tema delle morti sul lavoro (e non solo) per amianto. Il 9 giugno di questo 2021, infatti, è partito, presso la Corte d’Assise di Novara in un’aula allestita presso l’ex caserma Perrone, il troncone casalese del processo Eternit Bis che ha come imputato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny accusato di volontario con dolo eventuale per la morte d’amianto di 392 persone a Casale Monferrato e nel territorio limitrofo.

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Un posto sicuro di Francesco Ghiaccio
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Alcuni mesi fa vi abbiamo invitato alla visione di questo film che, proprio oggi, alla luce di quanto sta accadendo, andrebbe rivisto per meglio comprendere ciò che a Casale Monferrato si era vissuto all'epoca dei fatti.

Sullo sfondo della cittadina di Casale Monferrato, in fermento per l'avvicinarsi della sentenza del processo Eternit, si svolgono le vicende di Luca, un trentenne senza più sogni che si guadagna da vivere come clown per animare le feste private, che riceve una notizia drammaticamente improvvisa: suo padre Eduardo, ex operaio della Eternit, sta morendo di mesotelioma. Padre e figlio iniziano così un percorso di riavvicinamento dovuto anche al rapido corso della malattia che li costringe anche al confronto, che li obbliga ad un cammino della memoria. Il film ripropone, dal punto di vista della cronaca, il grande tema della sicurezza sul lavoro, della difficile ricerca di un equilibrio tra salario e salute, emblematico dal punto di vista sindacale dove, alla rivendicazione del posto di lavoro, si sovrappone la tutela del bene più prezioso: la vita stessa.

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Smetto quando voglio Masterclass di Sydney Sibilia
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Il film si inserisce nella serie dedicata al precariato, universitario e non, e alla conseguente fuga di cervelli dall'Italia.
Stavolta la banda dei professori, il neurobiologo (Edoardo Leo), il chimico (Stefano Fresi), gli esperti di semiotica ed epigrafia latina (Lorenzo Lavia e Valerio Aprea), l’archeologo (Paolo Calabresi), l’economista (Libero De Rienzo) e l’antropologo (Pietro Sermonti), più un avvocato specializzato in diritto canonico (Rosario Lisma), dovrà lavorare in incognito per la Polizia al fine di smantellare il redditizio traffico di smart drugs della Capitale, al cui vertice scopriremo esserci un altro “luminare” (Luigi Lo Cascio). La polizia, nella persona dell’ambiziosa ispettrice Paola Coletti (Greta Scarano), promette loro di rilasciarli a lavoro concluso, con la fedina penale pulita. Per realizzare l’impresa si affideranno alle prestazioni di due cervelli in fuga: un anatomista di stanza a Bangkok (Marco Bonini), che si guadagna da vivere con i combattimenti clandestini, e un laureato in ingegneria meccatronica (Giampaolo Morelli) che, non trovando nulla in Italia, si è trasferito a Lagos, Nigeria, per smerciare armi low cost ai signori della guerra.