Il film prende in considerazione il difficile mondo del lavoro nell'Inghilterra del primo ministro Margaret Thatcher, dopo i fallimenti delle proteste sindacali e degli scioperi del 1984.
Affrontare i grandi temi del lavoro, del sindacato, della partecipazione e della rappresentanza ricorrendo al linguaggio universale del cinema. Con Cinema & Lavoro vogliamo proporre non solo titoli da guardare e gustare, da soli o in compagnia, ma anche offrire spunti di riflessione rinunciando agli schemi della formazione accademica.
Londra, 1990. Da Edimburgo, in cerca di lavoro, arriva Steve. Dopo un breve periodo in carcere per furto, trova lavoro, sotto falso nome, in un cantiere edile. Fa subito amicizia con i colleghi, che lo aiutano ad ambientarsi e che gli trovano anche una casa. Le difficili condizioni di lavoro, la carenza di sicurezza e la mancanza di ammortizzatori sociali e di sussidi, costringono Steve ed i suoi amici ad una vita difficile, senza veri sindacati e diritti. Steve incontra Susan, aspirante cantante, con cui inizia una relazione sentimentale. nasce così una storia che procede con momenti di tenerezza ed accesi contrasti. Tratto da una sceneggiatura di Bill Jesse, il film prende in considerazione il difficile mondo del lavoro nell'Inghilterra del primo ministro Margaret Thatcher, dopo i fallimenti delle proteste sindacali e degli scioperi del 1984.
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"Il film si apre e si chiude simbolicamente con l'immagine di topi che
scorrazzano. Il titolo, traducibile come robaccia, o gentaglia, allude
con amara ironia sia alle condizioni disumane in cui vive la classe
operaia inglese, sia all'ottica in cui governo e imprenditori ancora la
considerano, nonostante anni di lotte e conquiste sindacali. (...) 'Rif
Raff' si segnala per i toni scarni e asciutti: alla cruda violenza di
linguaggio fa da contrappunto una sobrietà di linguaggio di stampo
neorealistico. Particolarmente felici i ritratti dei due protagonisti,
Stevie e Susan (...) e, poi, del bonario Larry. (...) La netta
distinzione tra valori positivi e negativi, la 'Pietas' del regista nel
denunciare senza inutili manierismi un degrado spirituale e
socio-ambientale, i pregi formali, come la recitazione sobria e incisiva
di protagonisti e comprimari, l'ottima fotografia e l'efficace
sceneggiatura, rendono questo film uno dei più incisivi di Ken Loach."
(da Segnalazioni cinematografiche, vol. 112, 1991).
Un buco dell'ozono non interessa se non interferisce con gli affari e che ammette di essere diventato cinico, con gli anni. Il welfare aziendale pressoché azzerato: l'assicurazione è a carico dei lavoratori. Un proletariato senza coscienza (quindi non una classe in senso marxiano). Gentaglia (riff-raff), secondo la vulgata dominante. Che parla "un cazzo di linguaggio sboccato", "fannulloni" (in effetti appena possono "cazzeggiano" sperando di non essere visti) secondo lo stesso padrone, che predica dal pulpito del suo comodo ufficio, sorseggiando un caffè. Secondo Loach, che opta per un efficace titolo antifrastico, persone le cui vite meritano di essere raccontate e osservate con uno sguardo per lo meno affettuoso. Un protagonista, Stevie (Robert Carlyle), che dorme in strada, che trova lavoro presso il cantiere e che, con l'aiuto dei colleghi, occupa un appartamento. Se la solidarietà di classe latita, quella umana non manca. E se la situazione è a dir poco complicata, i personaggi non si piangono addosso, si divertono e scherzano tra loro, vige una serena rassegnazione. Il dibattito politico e sindacale, portato avanti soprattutto da Larry, unico lavoratore "cosciente" che pagherà con il licenziamento in tronco, è confinato a poche sequenze, prevalentemente nei primi dieci minuti. Questa commistione di seriosità e commedia, sguardo sulla società e attenzione al privato, già sperimenta negli anni precedenti, a loro modo, da Stephen Frears e Mike Leigh, è per Loach relativamente inedita, ma diventerà un suo inconfondibile marchio di fabbrica. (...)
C'è poco da aggiungere. Il cinema inglese degli anni 90 deve tutto alla trilogia di perle sull'Inghilterra contemporanea inaugurata da Riff Raff, proseguita con l'altrettanto fondamentale Piovono pietre e conclusa con il potentissimo Ladybird Ladybird. In seguito Loach, ormai internazionalmente affermato, pur mantenendo sempre un piede nell'odierna Gran Bretagna getterà un ponte in altri luoghi e altre epoche (Terra e libertà, La canzone di Carla). Ma intanto il germe seminato a partire da Riff-Raff germoglierà, con esiti a corrente alternata, in film firmati da colleghi meno dotati. (...) Robert Carlyle, qui al suo primo ruolo importante, diventerà l'attore simbolo di un'intera generazione di spiantati, fino al successo planetario di The Full Monty. (Claudio Zito, da Ondacinema.it).
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