Un film che ci riporta al grande tema della precarietà e della difficoltà della generazione 1000 euro di potersi programmare un futuro.
Affrontare i grandi temi del lavoro, del sindacato, della partecipazione e della rappresentanza ricorrendo al linguaggio universale del cinema. Con Cinema & Lavoro vogliamo proporre non solo titoli da guardare e gustare, da soli o in compagnia, ma anche offrire spunti di riflessione rinunciando agli schemi della formazione accademica.
Gianfranco Coldrin, laureato in 'vulcanologia', si trova improvvisamente costretto a mettere da parte sogni e ambizioni e, per far fronte alla dura necessità di sbarcare il lunario, accetta un impiego in un call center. Stessa sorte tocca alla sua compagna Marzia, aspirante giornalista, ridotta a lavorare come centralinista in un telefono erotico. I due ragazzi, precari nel lavoro e ben presto anche nei sentimenti, arriveranno sull'orlo della crisi. Un film che ci riporta al grande tema della precarietà e della difficoltà della generazione 1000 euro di potersi programmare un futuro. Con sarcasmo sociopolitico ferocissimo Rizzo ci fa scendere nei primi gironi danteschi dell'Inferno del lavoro negato. fratello di 'Tutta la vita davanti', girato in HD, difficile non voler bene a questo fìlm, che si ispira all'Olmi lavorista de 'Il posto'.
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Girato in digitale secondo una formula ormai abituale nel
cinema indipendente milanese (budget ridotto, tempi contenuti di riprese, un
efficace sistema produttivo allargato), la commedia amara di Rizzo ha
calamitato intorno a sé una costellazione di professionisti, dal direttore
della fotografia Luca Bigazzi a Carlotta Cristiani (montatrice di Silvio
Soldini). In primo piano la periferia milanese, da Baggio a viale Monza a Sesto
San Giovanni, dove i due protagonisti vivono precari nel lavoro, nell'amore e nei
sogni. Cast molto ben assemblato, da Angelo Pisani (del duo Pali e Dispari) e
Isabella Tabarini nei ruoli di Gianfranco e Marzia, alle partecipazioni di
Tatti Sanguineti, Natalino Balasso, Debora Villa, Paolo Pierobon. (Sara Chiappori da La Repubblica, 30 Novembre 2008).
Due orfani d'oggi, o truffati da genitori hippies, lui vulcanologo del call center lei giornalista precaria, vivono coi rispettivi nonni (strafatti) che poi lasciano «la comune» per sposarsi. Si amano, ma non tanto perché non hanno mai soldi, neanche per comprare test della gravidanza (Aied dove sei?), litigano e si lasciano. Poi, però, arriva il pupo che vuol dire felicità e un surplus di assegni familiare - grazie Ucd- anche per gli schiavi con partita Iva... Rovesciando con ironia, nell'happy end, Riprendimi di Anna Negri Il film è milanese (di set), girato in hd, camera a mano, indipendente (gli attori sono scelti perché sanno recitare, anche i secondari), dotato di inusuali guizzi di impura eccentricità. (...). (Roberto Silvestri, articolo completo su Il Manifesto 17 aprile 2009).
Una pellicola giovane, manifesto di una generazione. È «Fuga dal call center», il nuovo film di Federico Rizzo sul problema del lavoro precario, raccontato personalmente dalle voci di chi, con una cuffia sulle orecchie e perennemente al telefono con sconosciuti, si è sentito profondamente solo e sfruttato e ha smesso di sognare (forse per sempre) una vita migliore. A tratti può sembrare un documentario, ma è un film sperimentale (come il circuito nel quale verrà proiettato), che con ironia fa sorridere amaramente sui sogni infranti dei laureati trentenni d’Italia, costretti a ricorrere ad un posto di lavoro nel tanto odiato call center. (...). (Valentina Castellano Chiodo, articolo completo su Il Giornale 22 aprile 2009).
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