La battaglia per la parità salariale delle donne è iniziata in Inghilterra, nel magnifico 1968, a Dagenham (Essex) per la precisione, dove 187 operaie lavorano alla fabbrica della Ford, la più grande del Regno Unito
Affrontare i grandi temi del lavoro, del sindacato, della partecipazione e della rappresentanza ricorrendo al linguaggio universale del cinema. Con Cinema & Lavoro vogliamo proporre non solo titoli da guardare e gustare, da soli o in compagnia, ma anche offrire spunti di riflessione rinunciando agli schemi della formazione accademica.
Il titolo originale del film è "Made in Dagenham", perché è esattamente in questa cittadina dell'Essex, Inghilterra, che i fatti narrati nel film di Nigel Cole avvengono per davvero. Nel 1968, sotto la guida della battagliera Rita O'Grady, 187 operaie, addette alle macchine da cucire della Ford, decidono di entrare in sciopero per protestare contro le condizioni di lavoro insostenibili, l'impossibile conciliazione tra lavoro e famiglia e soprattutto contro la decisione dell'azienda di discriminarle rispetto ai colleghi uomini. Con ironia, determinazione e coraggio, le operaie riusciranno a fare breccia nei sindacati, un po' troppo distratti, a farsi ascoltare dalla comunità locale ed infine, grazie al sostegno politico della deputata Barbara Castle, anche dal Governo di Sua Maestà, per porre le basi della 'Legge sulla Parità di Retribuzione'.
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Eccolo il miglior film della stagione. Una sciccheria, una delizia. Questo sì da non perdere. Una commedia di purissima stoffa inglese in zona Full Monty o Grazie, signora Thatcher. Per carità, non fatevi fuorviare dallo spiritoso titolo, volutamente malizioso. We Want Sex è soltanto una parte dello striscione inalberato dalle tenaci protagoniste: gli manca la quarta parola, Equality, piegata dal vento. Quindi non Vogliamo sesso, come potrebbe sperare un frettoloso fan di Tinto Brass, ma Vogliamo la parità dei sessi. [...] (estratto da Massimo Bertarelli su 'Il giornale' del 3 dicembre 2010)
"'We Want Sex' è una deliziosa commedia realizzata sul modello di quel cinema inglese capace di coniugare con leggerezza umorismo e impegno sociale: pensiamo a Ken Loach e, soprattutto, a Mike Leigh. (...) Ben ambientato, recitato con la naturalezza della vita da un bel cast in cui svettano Sally Hawkins e Bob Hoskins, 'We Want Sex' è insieme nostalgico e attuale. Lungi dall'essere superati, i problemi di ieri riemergono in forma peggiorativa nel mondo globalizzato di oggi, ma (ci ricorda il film) ad avere il coraggio di combattere, rischia che magari si strappa una vittoria." (Alessandra Levantesi Kezich su 'La Stampa' del 3 dicembre 2010)
We Want Sex cioè come raccontare lotte operaie e per i diritti all'eguaglianza, stessa paga a uomini e donne perché sono come i colleghi maschi, in chiave di commedia a orchestrazione perfetta, sensibilità, umorismo, commozione, risata e paradosso mescolati senza sbagliare un singolo «ingrediente», un cast magnifico e un ritmo trascinante. Gran Bretagna, 1968.
(Cristina Piccino su 'Il manifesto' del 3 dicembre 2010)
"'We want sex equality', dice Io slogan delle operaie Ford di Dagenham nel '68, pretendendo trattamento economico pari al maschio. La commedia proletaria di Cole, abile narratore di donne bizzarre, prevede scioperi e trambusti in famiglia, passando dal film sociale alla Loach all'antropologia della coppia, senza mai scegliere il vero obiettivo, ma aiutandosi col carisma in tuta di un gruppo di attrici paleofemministe comandate da Sally Hawkins. E nei titoli di coda col magone, le vere operaie viste oggi." (Maurizio Porro su 'Corriere della Sera' del 3 dicembre 2010)
Spigliato e divertente, «We Want Sex» onora il filone ormai storico della commedia proletaria all'inglese. Oggi che non è più possibile prendersela sempre e comunque con la Thatcher, il tono rischia un po' di sconfinare nel ridanciano-ammiccante, ma il regista Nigel Cole ha il senso del limite e riesce a preservare il versante puro & duro del racconto nella gradevolezza dello spettacolo per tutti. [...] (estratto da Valerio Caprara su 'Il mattino' del 3 dicembre 2010)
"Sembrava lotta di classe, invece era guerra dei sessi. Proprio così, solo che quella volta non si combatteva in casa ma in fabbrica (che poi era 'la fabbrica': la Ford). E a battersi per ottenere pari diritti e compenso era un pugno di operaie giovani, agguerrite, incredibilmente unite. Ma soprattutto abbastanza inesperte da infischiarsene della politica e di strategie sindacali. Dunque destinate, oggi sembra incredibile, alla vittoria. (...) La formula è collaudata. Prendi un gruppo colorito e decisamente, orgogliosamente minoritario (disoccupati, pensionati, emigranti). Cucigli addosso una vicenda di lotta e riscatto, meglio se vera. Scegli attori (qui attrici) irresistibili, che nel Regno Unito non sono certo una rarità, e il gioco è fatto. Le operaie toste e simpatiche di 'We Want Sex' hanno il merito supplementare di essere guidate dalla carismatica Sally Hawkins, un metro e mezzo di grinta e dolcezza che riesce a fare la guerra in fabbrica senza neanche mandare a rotoli la famiglia. (...) Naturalmente ogni licenza è permessa: 'We Want Sex' (il titolo nasce da uno striscione srotolato a metà) non è un documentario, anche se sui titoli di coda sfilano le vere operaie, ieri e oggi (ed erano molto meno allegre delle loro interpreti). L'essenziale è non dimenticare mai lo sguardo maschile, nelle sue varie declinazioni, su quella lotta e sul mondo che svela. E' un film che affida il lato migliore di quello sguardo a Bob Hoskins, il delegato sindacale incantato dal coraggio e dalla faccia tosta delle sue colleghe, è un film che si fa amare da tutti. Senza distinzioni di sesso e di età." (Fabio Ferzetti su 'Il Messaggero' del 3 dicembre 2010)
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