Sanita. Oggi 13 novembre presidio unitario di CGIL CISL UIL per i lavoratori della sanità

Si è svolto nella mattinata il presidio davanti all'Ospedale di Borgo Trento a Verona dei dipendenti pubblici in favore dei lavoratori della sanità, Lo striscione portato unitariamente in città era eloquente "Più rispetto per i lavoratori, più personale, risorse, sicurezza

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Un segno di solidarietà importante verso il personale sanitario che sta affrontando in prima linea questa emergenza pandemica, per rivendicare il diritto a lavorare in sicurezza, il rinnovo dei contratti e nuove assunzioni. Una iniziativa che segue lo stato di agitazione già proclamato dalle categorie nelle scorse settimane.

Gli slogan e gli interventi dei delegati sindacali, presenti nella piazza antistante l'entrata dell'ospedale, hanno ribadito che è assolutamente necessario garantire alle lavoratrici ed ai lavoratori della sanità di lavorare in sicurezza, assicurandogli costantemente dispositivi di protezione individuale, tamponi e sorveglianza sanitaria. Non è accettabile che proprio chi ci protegge debba lavorare in condizioni di scarsa sicurezza.  Se non ci occupiamo di mettere in sicurezza il personale sanitario, mettiamo a rischio la loro salute e anche quella dei cittadini e il servizio di cura.

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Diventa in questo momento urgente procedere con nuove assunzioni per implementare il personale e rafforzare i servizi sanitari, anche attraverso la stabilizzazione dei precari. Infine, è importante che si rinnovino i contratti, per valorizzare la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori. Non solo una gratificazione nei confronti di chi con spirito di abnegazione sta affrontando la pandemia in condizioni critiche, ma anche prima di tutto un diritto.

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La manifestazione segue i dati, presentati solo il giorno prima, di un importante studio della CISL FP Veneto che mancano nella nostra regione 8.000 infermieri e 2.000 operatori socio sanitari, sia nel privato che nel pubblico. Guarda il video estratto dal TG3 Veneto.

La Funzione Pubblica Cisl regionale ha messo in fila i numeri relativi a un fabbisogno la cui urgenza il Covid ha evidenziato in maniera eclatante. «Questi numeri» spiega il segretario generale della Cisl del Veneto Gianfranco Refosco «prescindono da un'emergenza Covid che impone l'uso di doppi turni e dello straordinario, mettendo sotto grave stress tutte le strutture sanitarie della regione. Quando parliamo di 10 mila professionisti sanitari in meno, nel pubblico e nel privato, non teniamo conto delle procedure Covid che rallentano l'operatività dei professionisti e ne aumentano le incombenze, non teniamo conto dell'incremento dell'incidenza della malattia né di una serie di attività aggiuntive, come quella di fare 15 mila tamponi al giorno, che occupano stabilmente una parte importante del personale delle strutture sanitarie».

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Proprio la Fp Cisl del Veneto ha anche stimato che sarebbero necessari tra i 500 e i 600 professionisti a questo soltanto dedicati, per vaccinare i 4,9 milioni di cittadini veneti nell'arco di un anno intero. E poco consola anche l'affollamento di richieste (5.200 quelle arrivate all'Azienda Zero regionale) per un bando di concorso per personale infermieristico da 190 posti. «Quei 5.200 partecipanti sono in parte preoccupante infermieri che vengono dal settore privato e che lasciano vuoti difficilmente colmabili nelle tante Case di riposo e strutture per disabili del territorio» chiarisce il segretario della Fp Cisl del Veneto Alessandro Peruzzi «Pochi in effetti sono gli infermieri senza un posto di lavoro che partecipano a concorsi come quest'ultimo dell'Azienda Zero. Ad aggiungersi a chi scappa dal privato sono alcune centinaia di neolaureati che escono dalle scuole di Medicina di Padova e Verona e molti professionisti che vengono da altre regioni, anche in questo caso lasciando in caso di assunzione scoperte altre strutture».

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Il sindacato propone alcune ricette per superare sia l'emergenza contingente che la mancata programmazione degli anni scorsi. «Per affrontare la seconda ondata e trovare rapidamente nuovo personale dovremmo trovare delle soluzioni fiscali che attirino chi è in pensione ad un ritorno temporaneo in corsia» conclude Refosco «Dovremmo permettere ai dipendenti part time di lavorare anche in altre strutture per raggiungere il tetto massimo delle ore consentite e dovremmo allentare le limitazioni all'assunzione dall'estero di personale qualificato come fanno in altri paesi europei con i  professionisti italiani. Nel medio periodo dovremmo lavorare per ampliare gli spazi di formazione, rendere più allentanti le professioni sanitarie, e affrontare il problema degli Oss: in Veneto circa un terzo degli Operatori socio sanitari ha più di 55 anni e fra qualche anno per loro scatterà la pensione. Un problema che va affrontato oggi, per evitare emergenze domani».