Funzioni Centrali: Giustizia sciopero del 9 dicembre 2020 cosa chiediamo anche a Verona

Il 9 dicembre i lavoratori pubblici sono chiamati a scioperare per difendere i propri diritti e quelli dei cittadini. Uno sciopero per chiedere una decisa inversione di rotta a politiche decennali di compressione del costo del lavoro pubblico, di riduzione di diritti e salario. Uno sciopero che riguarda molto da vicino anche il mondo della Giustizia, nella consapevolezza di garantire un servizio essenziale e indifferibile per il Paese.

COSA CHIEDIAMO PER LA GIUSTIZIA

  • Una riforma dell'ordinamento professionale che possa garantire al personale adeguate progressioni economiche e di carriera che consentano di valorizzarne la professionalità e le competenze acquisite.
  • La piena attuazione dell’accordo sottoscritto il 26 aprile 2017 e rimasto in gran parte sulla carta ossia: il passaggio in area seconda degli ausiliari ed in area terza dei contabili, degli assistenti informatici e linguistici; i cambi di profilo per gli operatori giudiziari, per gli assistenti giudiziari, per i conducenti di automezzi e per i funzionari giudiziari; l’integrale scorrimento delle graduatorie 21 quater dei cancellieri esperti e degli Ufficiali Giudiziari con esaurimento della figura professionale dell’ufficiale giudiziario in area seconda, oltre all'estensione di quanto previsto dallo stesso 21 quater al personale di tutti i dipartimenti del Ministero della giustizia. Investire sulla riqualificazione di tutti i lavoratori della Giustizia e non soltanto sulle nuove assunzioni è una prospettiva fondamentale se veramente si vuole puntare sulla innovazione e la semplificazione della prassi organizzative.
  • Una politica occupazionale che miri a coprire le gravissime carenze di personale, che in alcuni uffici raggiungono anche il 50% della dotazione organica, e ad una corretta individuazione dei fabbisogni professionali esistenti ed emergenti, evitando semplificazioni incostituzionali delle procedure, risolvendo e quindi eliminando definitivamente il ricorso al precariato oramai strutturale e senza diritti ed intervenendo sulla riqualificazione degli apporti professionali esistenti anche attraverso un percorso di accesso alla dirigenza riservato al personale interno.
  • Una Giustizia efficiente attraverso la piena attuazione dell’art. 492 bis cpc e l’inserimento degli UNEP nel PCT mediante l’attuazione del progetto tablet.
  • Una organizzazione del lavoro che sia veramente “agile” e produttiva, che investi sull’innovazione tecnologica e che definisca un quadro contrattuale generale che dia certezze e diritti alle nuove forme organizzative e ai lavoratori.
  • Il pieno rispetto dei principi di tutela e sicurezza degli ambienti di lavoro, a partire dalla piena applicazione delle misure previste per affrontare la pandemia.
  • Per l’Amministrazione Penitenziaria e per la Giustizia minorile e di comunità la revisione al rialzo dei fabbisogni professionali dopo i tagli agli organici subiti nel corso degli anni, garantendo la omogeneità del trattamento giuridico ed economico del personale nonché investimenti nella logistica e nella dotazione di risorse umane e strumentali. Rafforzare gli organici nei servizi di prossimità significa venire incontro alle esigenze dei cittadini (GIUSTIZIA DI PROSSIMITÀ).
  • Per gli Archivi Notarili revisione al rialzo dei fabbisogni professionali con un ampliamento della dotazione organica (l’amministrazione degli Archivi Notarili è stata l’unica delle amministrazioni della Giustizia che ha subito tutti i tagli della dotazione organica previsti dalle leggi sulla spending review con conseguente rischio di chiusura degli uffici) e della riqualificazione professionale dei lavoratori a partire dal transito degli ausiliari in area seconda.
  • Più contrattazione integrativa e nuove risorse aggiuntive da destinare al salario di produttività, depauperato dai continui tagli al fondo risorse decentrate, ivi comprese le posizioni organizzative per l’amministrazione giudiziaria.
  • Più salario: le somme stanziate dal Governo per il rinnovo del contratto scaduto da due anni corrisponde effettivamente ad un importo mensile molto più basso rispetto a quanto i lavoratori hanno percepito con il CCNL 2016/18, dopo 10 anni di blocco delle retribuzioni. Vogliamo un aumento contrattuale dignitoso e adeguato.

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