Funzioni Centrali: contro le scelte sbagliate del Ministro. Stato di agitazione.

I lavoratori Funzioni Centrali si mobilitano contro le scelte sbagliate del Ministro. Il Decreto del Ministro per la Pubblica Amministrazione del 19 ottobre è l’ennesimo schiaffo alle lavoratrici e ai lavoratori delle amministrazioni centrali dello stato. È sbagliato e illusorio.

È sbagliato perché scarica sui lavoratori le responsabilità di anni di mancati investimenti in innovazione tecnologica e organizzativa, in formazione, in valorizzazione delle competenze, in digitalizzazione.
È illusorio perché cerca di risolvere per via legislativa i numerosi problemi organizzativi che ancora non trovano soluzione da otto mesi.

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In più, il decreto è la risposta più arrogante alla disponibilità responsabile delle organizzazioni sindacali che chiedono di regolamentare il lavoro agile con gli strumenti della partecipazione e della contrattazione. Il decreto peggiora le condizioni di chi lavora. Perché cancella l’accordo individuale previsto dalla legge 81/2017 e lascia definitivamente solo il lavoratore nei confronti del suo datore di lavoro, invece di rafforzarne i diritto grazie alla contra9azione collettiva.

È odiosamente ingannevole quando sostiene che il lavoratore agile non potrà subire “aggravio dell’ordinario carico di lavoro” disconoscendo che da anni, per effetto del blocco del turn over e dei tagli lineari, i carichi di lavoro sono saltati. Aumenta la discrezionalità del dirigente nell’applicazione degli istituti contrattuali come la flessibilità d’orario e sulla decisione di estendere le tutele per particolari condizioni di salute e/o di disagio.

Delude le lavoratrici ed i lavoratori, che avevano ascoltato dal presidente del consiglio l’indicazione di aumentare la percentuale di lavoratori agili fino 70-75 per cento.

È inadeguato perché afferma che “il lavoro agile si svolge ordinariamente in assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro” ignorando che in alcune amministrazioni si vuole sanzionare chi si scopre aver usato le connessioni per un tempo giudicato unilateralmente non congruo. In palese ed evidente contrasto con la legge 300/70 in materia di sorveglianza a distanza.

Riduce le prerogative sindacali a mera possibilità per le amministrazioni di avviare un confronto contravvenendo al sistema di relazioni sancito dal contratto collttvo. Da tempo le organizzazioni sindacali chiedono di definire un accordo quadro per dare certezza ai diritto di chi lavora da remoto: alla disconnessione, al trattamento economico e giuridico non penalizzato rispetto a chi lavora in presenza. È invece si risponde con l’ennesimo decreto che non risolve ma peggiora le condizioni di chi lavora.

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Per questo Funzione Pubblica CGIL, CISL FP e UIL PA, proclamano lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto delle Funzioni Centrali e annunciano iniziative di mobilitazione presso il ministero per la pubblica amministrazione perché si ripristini, a tutti i livelli, un normale rapporto tra chi rappresenta le amministrazioni e le rappresentanze dei lavoratori. Non sfugge, infatti, che tale comportamento della ministra assume un significato politico ancor più grave perché all’immediata vigilia dell’apertura dei negoziati per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro 2019/2021.