DGR Veneto 305/2021 OSS con formazione complementare fermare l'applicazione e aprire confronto

Perché la CISL FP Veneto ha chiesto che la delibera non sia applicata e chi si apra con urgenza un tavolo di confronto.

La Giunta Regionale del Veneto, con delibera n. 305 del 16 marzo 2021, ha approvato il percorso formativo denominato “Formazione complementare in assistenza sanitaria” destinato prioritariamente agli Operatori Socio-Sanitari in attività presso le strutture extraospedaliere residenziali e semiresidenziali per anziani, pubbliche e private accreditate, con l’obiettivo di contrastare la carenza di personale dovuta all’emergenza pandemica.

Tutto ciò avviene a vent'anni di distanza da una Legge regionale che puntava a dare vita ad un Operatore Socio Sanitario con Formazione Complementare, un progetto che, nei fatti,  non si è mai realizzato, nonostante in Veneto siano già stati riqualificati, tra il 2003 ed il 2006, quasi cinquemila operatori, lavoratori che a proprie spese e con il proprio tempo hanno voluto investire nella professione.

Una crescita per il proprio lavoro e per il servizio sanitario, ostacolata da dubbi sollevati circa il possibile trasferimento di competenze specifiche della professione infermieristica all’OSS, oltre che dalla mancanza di un inquadramento giuridico e contrattuale in grado di superare il rischio di abuso di professione e in grado di favorirne l'inserimento negli attuali modelli organizzativi. Ha pesato inoltre l'assenza di una regia nazionale sulla discrezionalità delle Regioni nel ridefinire l'evoluzione dell'Operatore Socio Sanitario e nel sdoganarlo dal ruoto tecnico in cui è inquadrato per ricollocarlo, come la CISL FP sostiene da tempo, in quello sanitario o socio sanitario, con una chiara e precisa definizione delle competenze, coerente con l’evoluzione di tutte le altre professioni sanitarie e con un percorso formativo adeguato.

Di questo si sta discutendo da tempo a livello nazionale e come CISL FP abbiamo chiari gli obiettivi e siamo in grado di dare il nostro contributo. Di contraltare assistiamo Invece ad improvvise fughe in avanti da parte delle regioni, quando sarebbe molto più utile collaborare con tutte le parti coinvolte per arrivare ad una definizione unica a livello nazionale.

L'emergenza non può essere presa ad alibi per definire soluzioni tampone, procrastinando all'infinito la soluzione di un problema che ha origini che precedono la pandemia. Poniamoci alcune domande chiave:
  • se ad oggi nessuna delle criticità o degli ostacoli che hanno impedito l’inserimento dei 4.700 OSS con formazione complementare nelle strutture sanitarie regionali è stata ancora superata, come si pensa di collocare i nuovi 510 previsti dalla DGR 305 ?
  • E se si inserissero i 510 OSS previsti nelle strutture, quale risposta dovremmo offrire ai 4.700 che si sono formati a proprie spese e con il proprio tempo senza aver mai avuto la possibilità di mettere a frutto la professionalità acquisita? 
  • Se tutto ciò è fatto per sostenere la carenza di infermieri non sarebbe forse bene entrare nel merito della questione? Domandandosi ad esempio se per un infermiere che opera in una struttura socio sanitaria sia professionalmente coerente, così come accade nelle IPAB, essere inquadrato nella categoria “C” .
  • Ha senso ancora una volta tamponare l'emergenza senza che la Regione Veneto offra chiare risposte su quando e come si farà una riforma per tutte le RSA in cui sia previsto lo sviluppo delle professioni che garantiscono alla parte più debole della nostra società?
Va poi sottolineato che l'approfondita lettura della DGR 305/2021 presenta un sostanziale trasferimento di competenze, in misura di gran lunga superiore alla prevista normativa pregressa, anche dell’accordo Stato/Regioni del 2003, che appare inaccettabile sotto ogni punto di vista, prevedendo per gli OSS una totale gestione assistenziale del paziente “prevalentemente” nelle strutture extra-ospedaliere, con assunzione di responsabilità tipiche del profilo infermieristico. Tutto ciò configurerebbe un esproprio di professionalità all’infermiere previste dal DM 739/1994, con un conseguente aggravio di responsabilità dalla dubbia liceità in capo all’OSS con Formazione Complementare e dell’infermiere stesso, con concreti rischi per la salute dei pazienti e degli ospiti delle strutture sanitarie e socio-sanitarie regionali.

Per tutti questi motivi la CISL FP Veneto ha chiesto che la delibera non sia applicata e chi si apra con urgenza un tavolo di confronto.