Covid 19 - Verona maglia nera per i contagi da Covid sul lavoro

Verona maglia nera per i contagi da Covid sul lavoro, titola così l'articolo pubblicato sulla versione online del quotidiano l'Arena di ieri 23 luglio 2020. L'articolo informa i lettori che dal Veneto "l’Inail ha ricevuto, da gennaio al 30 giugno scorso, 4.151 denunce di infezioni da Covid-19 contratte sul posto di lavoro, di cui 9 con esiti mortali. La provincia più colpita è Verona con 1.223 casi, pari al 29,5 del totale: 896 denunce arrivano da donne, 327 da lavoratori uomini. La fascia più colpita è quella tra i 50 e i 64 anni (545 casi). 
“Colpisce”, sottolinea la Cisl di Verona, “il dato scaligero, che a fine giugno registrava complessivamente 5.128 casi di contagio a cui vanno rapportate, con alcune precauzioni nella contabilità, le 1.223 denunce di lavoratori: significa che un contagio ogni 4- 4,5 sarebbe stato contratto nell'ambiente di lavoro”. “La nostra Provincia paga un prezzo altissimo, più del doppio degli altri territori del Veneto”, commenta Fabrizio Creston, responsabile del dipartimento mercato del lavoro della Cisl di Verona, “questo significa aver messo i lavoratori in condizioni di lavoro senza scrupolo alcuno, dando precedenza al profitto, sacrificando così la vita e la salute delle persone che con abnegazione hanno adempiuto al loro dovere professionale.

Aggiunge il segretario generale della Funzione pubblica della Cisl di Verona Giovanni Zanini: “Il report pervenuto in queste ore dall’Inail mette in luce una situazione di estrema preoccupazione circa il dato relativo alla provincia di Verona. La governance si dovrà interrogare su quali misure mettere in atto per evitare una replica in autunno. Le normative hanno bisogno di essere scritte bene senza alibi d’interpretazioni creative che indeboliscono l’intero sistema”.

Sanità e sociale (terzo settore), pagano il prezzo più alto. Il grafico (fonte Inail) lo mostra con grande eloquenza.  Il numero maggiore  numero di casi arriva dall'area sanitaria e socio sanitaria che, aggregate, toccano la considerevole percentuale del 82,8%. Vi sono coinvolti operatori e personale di ospedali, case di cura e di riposo e chi vi opera come medico, infermiere o operatore sanitario. 


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Le professioni:
  • tra i tecnici della salute l'86,5% sono infermieri;
  • tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali la pressoché totalità sono operatori sociosanitari;
  • tra le professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati il 90,5% sono operatori socioassistenziali.
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grafico: fonte Inail

L’attività economica correlata all'habitat socio sanitario:
  •  l’82,8% delle denunce codificate per settore di attività economica (Ateco) afferisce al settore “Sanità e assistenza sociale” (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili); i più esposti medici, infermieri e operatori sanitari;
  • il settore "Altre attività di servizi" registra il 2,4% delle denunce codificate: tra i più colpiti operatori sociosanitari, assistenti sanitari e infermieri;
  • il settore dei “servizi di alloggio e di ristorazione” registra il 2,1% delle denunce: addetti ai servizi personali, esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione e addetti alla pulizia.
Si tratta di dati che vanno analizzati e valutati con estrema attenzione, non solo alla luce di una retrospettiva valutazione di quanto è accaduto in piena emergenza nella provincia veronese, ma anche e soprattutto alla luce degli odierni dati epidemiologici.