CISL FP Verona. SOS SALUTE: sanità pubblica veneta a rischio collasso. Una giornata di confronto


«La salvaguardia e il rafforzamento del sistema socio sanitario pubblico regionale devono diventare una priorità per tutti, forze sociali e istituzioni. Servono visione, strategia e una programmazione di ampio e lungo sguardo, per rispondere ai crescenti bisogni di cura e assistenza e garantire a tutti il diritto alla salute». È l’appello levatosi ieri mattina dall’assemblea sindacale unitaria, che ha visto raccolti a Mogliano Veneto 500 delegati e attivisti di Cgil, Cisl e Uil Veneto. Molti i delegati CISL FP dei territori del Veneto.
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Un appello rimasto finora inascoltato, come è rimasta senza risultati la nostra tenace interlocuzione con la Regione del Veneto e che oggi si fa ancora più deciso perché più alto è il livello della nostra preoccupazione per un sistema che presenta ampie falle ed è a chiaro rischio collasso. La situazione va ulteriormente aggravandosi, e si sono fatti ormai necessari interventi urgenti e risorse, per garantire il futuro stesso delle politiche sociosanitarie venete.

Fortemente indebolito in questi ultimi anni dagli ingenti e progressivi tagli alla spesa pubblica e anche dalle sfide poste dalla pandemia, il settore sociosanitario pubblico è da tempo al centro dell’iniziativa del sindacato, che a più riprese ha accesso i riflettori sulle tante criticità: pesante carenza di medici nei pronto soccorso, “fuga” di infermieri e operatori dagli ospedali per i pesanti carichi di lavoro, pensionamenti di personale sanitario non bilanciati da nuovi ingressi. E ancora riduzione dei posti letto nelle strutture ospedaliere e riabilitative, forte fragilità della medicina di base e dunque anche del sistema di prevenzione, precarietà dell’assistenza domiciliare, crescente ricorso ad esternalizzazioni di alcuni servizi e prestazioni, liste d'attesa infinite per esami diagnostici e visite specialistiche, con un aumento preoccupante delle diagnosi tardive e i cittadini costretti a rivolgersi alla sanità privata.

Tra le priorità di intervento individuate dal sindacato: investire sul personale, facilitare l’accesso alle professioni e mettere in campo un piano straordinario di assunzioni, sostenere il sistema di prevenzione e potenziare la medicina di base, riorganizzare l’intera filiera dell’assistenza territoriale e riattribuire ai distretti il loro ruolo di coordinamento, favorire l’integrazione dei servizi, C’è infine, ma non da ultimo, un grave problema di formazione (il numero chiuso degli ingressi ai percorsi universitari, e non solo, il mancato finanziamento delle borse di studio per i giovani ricercatori) ma pure di motivazione alla professione, aspetti che accanto agli altri preoccupano non poco i sindacati e i cui effetti purtroppo già sono visibili. Tutte queste azioni vanno messe in campo adottando un metodo partecipato, che coinvolga in maniera attiva, strutturata e continuativa le rappresentanze sociali e territoriali.

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Rispondendo alle richieste e all’allarme dei sindacati, l’assessore alla sanità della Regione del Veneto Manuela Lanzarin ha evidenziato come, nella difficile situazione disegnatasi, il Pnrr stesso rappresenti una grande opportunità ma insieme anche un problema, perché ha portato sì risorse ma pure indicato standard organizzativi, connessi al riconoscimento dei finanziamenti, che i problemi attuali di personale non consentono di garantire. Il 2023 vedrà andare a compimento tre progetti regionali per la sanità. Il primo è il progetto di legge di riforma delle Ipab, il secondo la legge sugli Ats (gli ambiti territoriali sociali), e ancora la riorganizzazione dell’intera filiera dell’assistenza territoriale. L’assessore ha infine promesso la convocazione entro fine aprile del tavolo regionale di consultazione, come richiesto dai sindacati confederali.

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